Integrativo Luxottica – L’accordo nel merito (Sergio Spiller)

Alcuni dei contenuti del contratto integrativo di LUXOTTICA sono stati ampiamente evidenziati dai media, con particolare riferimento alle 600 assunzioni a tempo indeterminato, alla sperimentazione della staffetta generazionale fra 100 lavoratori prossimi alla pensione con 100 giovani da inserire in azienda, alla Banca Ore etica, al rafforzamento del Welfare aziendale ed ai risultati economici.

A questi aspetti, certamente di grande impatto, vanno aggiunti, per meglio comprendere la portata innovativa dell’accordo nel suo insieme, anche tutti quegli elementi di politica industriale e di “dinamicità” contrattuale.

Per questa ragione, se vogliamo avere una visione più complessiva dell’accordo, sono necessari alcuni dati di contesto inerenti l’attuale periodo di sviluppo in cui si colloca l’azienda.

LUXOTTICA registra da anni una fase di crescita del fatturato e gli indicatori ci suggeriscono che un simile andamento dovrebbe proseguire anche nel prossimo futuro (risale ad alcuni giorni fa la previsione di un raddoppio del fatturato nel giro di 8/10 anni).

Con questo scenario ci siamo chiesti quali politiche industriali e contrattuali adottare per assecondare una simile tendenza affinché una quota rilevante di tale sviluppo si traducesse in una crescita delle produzioni in Italia. Per raggiungere l’obiettivo abbiamo dovuto prendere in considerazione gli elementi caratteristici della produzione dell’occhialeria e della LUXOTTICA in particolare.

L’andamento produttivo non è uniforme nel corso dell’anno ma presenta due varianti: una concentrazione dei volumi produttivi nei primi sette mesi, associata a una contrazione negli ultimi e, all’interno di questa tendenza, una forte imprevedibilità dei flussi. Per governare la crescita occorre gestire con grande attenzione due importanti fattori produttivi: l’orario e l’occupazione, con modalità non statiche né predefinite una volta per tutte, ma dinamiche e capaci di adattarsi alle imprevedibilità del mercato.

La gestione dell’orario e del mercato del lavoro impatta con le necessità soggettive e individuali delle persone in termini di stabilità del posto di lavoro e di conciliazione fra le necessità lavorative e le condizioni di vita, partendo dalle esigenze familiari. Se la conferma di 600 lavoratori a tempo indeterminato risponde alla prima delle due esigenze (e qui si evidenzia la dinamicità dell’Accordo, nel momento in cui supera le vecchie normative di stabilizzazione rese obsolete dalla Fornero), la nuova definizione dell’orario di lavoro, con un coinvolgimento maggiore delle R.S.U. e il forte rafforzamento della Banca delle Ore (che permette al singolo lavoratore di accantonare fino a 180 ore) risponde alla seconda esigenza, stabilendo la programmabilità possibile e aumentando gli spazi di libertà individuale.

Ecco allora che le soluzioni adottate rispondono contemporaneamente a esigenze produttive ed a necessità individuali. Parimenti, la staffetta generazionale risponde al bisogno di intervenire per iniziare a far fronte al progressivo invecchiamento della popolazione aziendale e alla necessità di inserire competenze professionali. Allo stesso principio, coniugare politica industriale con risultati individuali, rispondono i capitoli sulla Formazione professionale, l’inquadramento, il salario.

Il salario aziendale per obiettivi (che può arrivare a superare i 2.500 Euro entro la fine dell’Accordo) cerca di tenere insieme tre elementi diversi: l’unitarietà del gruppo (con il salario legato alla redditività), la responsabilità individuale (con il salario legato all’assiduità e alla lotta agli sprechi), le specificità di sito (con il salario di unità produttiva).

L’Accordo prevede molti altri elementi di contenuto, ma ci preme ricordare ancora alcune caratteristiche ad esso collegate:

  • la prima è inerente a come la contrattazione di secondo livello può diventare centrale e qualificante nel sistema delle Relazioni Sindacali;
  • e la seconda riguarda una gestione accurata e continua delle norme contrattuali, imponendosi come un modello dinamico di contrattazione capace di adeguarsi alle trasformazioni e di cogliere tutte le opportunità.

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Sergio Spiller, Coordinatore politiche contrattuali Femca Cisl Nazionale

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