Giornata della Memoria

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome,
senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore,
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi, prigioniero n°174517

 

Il 27 Gennaio 1945 nel corso dell’avanzata verso Berlino, le truppe dell’Armata Rossa hanno liberato il campo di sterminio di Auschwitz che da allora è diventato il simbolo dell’infamia perpetrata dall’uomo sull’uomo e delle decine di milioni di morti del XX secolo causate dai totalitarismi e dai nazionalismi.

Dopo oltre 70 anni abbiamo tramandato ai nostri figli ed ai nostri nipoti gli orrori della guerra e del razzismo oppure, per dirla con Primo Levi corriamo il rischio che ci si sfaccia la casa, ci impedisca la malattia e i nostri nati torcano il viso da noi?

Agordo 27 Gennaio 2018

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